“Chiediamo alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di istituire un Board di salute pubblica per salvare il Servizio Sanitario Nazionale, che sta perdendo il suo carattere universalistico e, senza lo stanziamento di risorse adeguate, la crisi diventerà sempre più strutturale. Non bastano i 900 milioni di euro destinati al Fondo Sanitario Nazionale nel 2025, come stabilito nella Legge di Bilancio presentata dal Governo. Per porre le basi e iniziare un processo di rafforzamento del SSN con la gradualità purtroppo necessaria fino al raggiungimento degli standard degli altri Paesi europei, servono almeno 10 miliardi, da investire immediatamente. Altrimenti sono a rischio le cure e l’assistenza dei cittadini del nostro Paese”. È la richiesta delle 75 Società Scientifiche riunite in FoSSC (Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri ed Universitari Italiani), di fronte all’esiguità dei fondi per la sanità stanziati nella Manovra Finanziaria.
“L’universalismo, l’equità e l’uguaglianza, che da sempre caratterizzano il nostro Servizio Sanitario, si stanno sgretolando - affermano le 75 Società Scientifiche riunite in FoSSC -. La sanità pubblica è al collasso. Il definanziamento della Sanità parte da lontano, almeno da 10-15 anni, e vi hanno contribuito tutti i Governi che si sono succeduti in questo arco temporale. Il Governo Meloni ha ereditato questo fardello ma, in due anni di vigenza, non ha intrapreso nessun provvedimento serio per cominciare a risolvere questi gravi problemi. I pochissimi provvedimenti promossi sono a finanziamento zero e su singoli specifici problemi, senza affrontarne alla radice le cause. Ad esempio le liste d’attesa, a diversi mesi dall’emanazione della Legge ‘salta code’, continuano inesorabilmente a peggiorare, mentre assistiamo ad un rimbalzo imbarazzante di responsabilità su questo tema tra Governo e Regioni”.
“Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, aveva chiesto la cifra già irrisoria di 3,5 miliardi di euro per la sanità per il 2025, ma, come evidenziato dal MEF, ne sono stati previsti nella manovra finanziaria solo 900 milioni, briciole rispetto alle esigenze reali dei nostri pazienti – sottolineano le Società Scientifiche -. Da anni proponiamo, con analisi e documenti, una riforma organica del sistema, ma finora non siamo stati ascoltati dalle Istituzioni. E il processo di disgregazione e definanziamento del sistema pubblico prosegue”.
“Anni di contro-riforme fatte dai precedenti Governi alla Legge 833/1978 che ha istituito il SSN, di definanziamenti, di incuria, di blocchi delle assunzioni, di tagli a danno degli operatori e dei servizi, di annullamento di qualsiasi seria politica di prevenzione e di abbandono di intere aree del Paese hanno determinato la drammatica situazione attuale – evidenziano le Società Scientifiche -. Tra i principali problemi: i profondi squilibri nel Paese tra Nord e Sud, il crescente sempre più acuto conflitto sociale tra operatori e cittadini, quindi tra servizi e società e, di conseguenza, la continua crescita della sfiducia sociale nei confronti del servizio pubblico, le profonde lesioni al diritto alla giusta cura di cui soffre ormai l’intera popolazione, i profondi squilibri che esistono tra le Regioni e i diversi territori, che sono causa della ‘dolorosa’ ed enorme mobilità sanitaria dal Sud al Nord, il forte processo di privatizzazione in atto che sta diventando, di fatto, un processo di sostituzione del pubblico con il privato e che, per questo, penalizza masse enormi di cittadini non abbienti”.
“È di circa 52 miliardi di euro il gap complessivo di risorse destinate alla sanità rispetto alla media dei Paesi OCSE membri dell’Unione Europea - spiegano le Società Scientifiche -. Attualmente siamo agli ultimi posti in Europa e tra i Paesi dell’OCSE e ultimi tra tutti i Paesi del G7 e registriamo un divario della spesa sanitaria pubblica pro-capite di ben 889 euro rispetto alla media dei Paesi OCSE, membri dell’Unione Europea. La spesa sanitaria out of pocket, da parte dei privati cittadini, nel 2023 è stata di circa 41 miliardi, il 10% in più rispetto al 2022, pari a quasi un terzo della spesa pubblica, dato questo molto superiore rispetto ai principali Paesi europei. Sono quasi 4,5 milioni le persone che nel 2023, in Italia, hanno rinunciato alle cure e sono troppi i settori della sanità pubblica che ormai, per forza di cose, sono coperti soltanto dal settore privato. È dovere morale nei confronti dei nostri pazienti denunciare questa situazione e dobbiamo spiegare bene alla Politica ciò che sta succedendo, perché è in atto un’emergenza grave della sanità su cui è necessario agire subito”.
“L’articolo 32 della Costituzione sul diritto alla salute sta esaurendo la sua effettività e la Legge sull’Autonomia Differenziata punta a smontare il SSN – affermano le Società Scientifiche -. Anche sulla prevenzione primaria e secondaria latitano i provvedimenti, le indicazioni ed i finanziamenti da parte delle Autorità preposte. Il relativo finanziamento è calato nel 2023 rispetto al 2022 ed è inferiore alla media europea. Il Patto di Stabilità in Europa, che bisogna rispettare, crea un problema enorme, perché i più deboli ne fanno le spese e noi stiamo perdendo il servizio sanitario pubblico”.
“Oggi – concludono le Società Scientifiche -, giustificati da una pressante preoccupazione sul destino molto incerto e precario della nostra sanità pubblica ma soprattutto sul destino non meno incerto dei nostri milioni di ammalati, proponiamo al Presidente Meloni di istituire con urgenza un Board di salute pubblica, per salvare dalla rovina sicura il Servizio Sanitario Nazionale. O, quanto meno, per ‘salvare il salvabile’ di ciò che resta del SSN, essendo ormai i suoi processi di compromissione purtroppo molto avanzati. Nell’interesse del Paese, questo Board dovrà essere composto da persone chiaramente competenti ed esperte delle complessità in gioco, soprattutto da clinici vicini ai problemi dei malati e studiosi di problemi della sanità”.