Rapporto OASI: “A SSN servono 40 miliardi per raggiungere i livelli UE”

Pubblicato il:
4.12.2024

4 dicembre 2024 -Il Servizio sanitario nazionale "è da decenni tra i meno finanziati in Europa, per una cifra oggi pari al 6,3% del Pil pur essendo il secondo Paese più anziano al mondo. Per portare la sanità pubblica italiana ai livelli dei grandi Paesi europei servirebbero almeno 40 miliardi, vale a dire metà dell’attuale spesa annua per l’istruzione. Una cifra enorme, in uno scenario caratterizzato da una situazione demografica critica che implica un’elevata spesa pensionistica e minore popolazione in età da lavoro". Lo evidenzia il Rapporto Oasi 2024 (Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema sanitario Italiano) pubblicato dal Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas) di Sda Bocconi School of Management. Il rapporto, giunto alla sua 25esima edizione e diventato il punto di riferimento per l’analisi dei cambiamenti in corso nel Ssn e nella sanità italiana, offre una fotografia dello stato di salute del sistema e propone misure utili alla risoluzione delle principali criticità identificate.

L’analisi, elaborata dal gruppo di ricerca coordinato dai professori Francesco Longo, dell’Università Bocconi, e da Alberto Ricci di Sda Bocconi, identifica le criticità principali del Ssn che, pur proponendosi come servizio sanitario universalistico, risulta incapace di fare fronte ai bisogni crescenti dei cittadini, in particolare della popolazione cronica (pari al 41% dei residenti)e della popolazione anziana non autosufficiente (4 milioni di persone)."Se Francia, Germania e Regno Unito finanziano i rispettivi sistemi sanitari nazionali intorno al 9-11% sul Pil, l’Italia si è mantenuta costante nel tempo intorno al 6,3% sul Pil, cifra che si prevede resterà sostanzialmente invariata nel 2025 e 2026. Contrariamente - si legge nel report - a quanto si possa pensare, anche la spesa sanitaria privata cresce meno del Pil, e si attesta al2,2% nel 2024 - circa il 26% della spesa sanitaria complessiva. Il dato, insostanziale continuità con gli anni precedenti al Covid-19 - è chiaro: l’Italia non è disponibile a spendere per la salute, né pubblicamente, né privatamente".

Il Rapporto approfondisce le cause delle liste d’attesa. "Attualmente, la mancanza di criteri di priorità di accesso ai differenti servizi e le logiche prescrittive spesso lontane dalle linee guida cliniche aggravano il problema della scarsità di risorse. Per l’accesso ai servizi non si tiene conto di criteri di prioritizzazione quali, ad esempio, aree di patologia, cluster di popolazione per reddito o livello di istruzione, portafogli di tecnologie da includere nel contenuto dei servizi garantiti dal Ssn. Questo è un meccanismo molto importante - avverte il report - ma quasi mai esplicitato, che ha portato il Ssn a prescrivere molte più prestazioni rispetto alla sua effettiva capacità erogativa. Nei territori dove sono maggiori le prescrizioni, spesso sono elevati anche i consumi per abitante, ma cresce anche la distanza tra prescritto ed erogato, con conseguente incidenza sull’allungamento delle liste d’attesa".

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