Linfoma a cellule mantellari: il regime di combinazione con acalabrutinib ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza libera da progressione in prima linea nello studio di Fase III ECHO

Pubblicato il:
23.5.2024

23 maggio 2024 – I risultati positivi dell’interimanalysis dello studio di Fase III ECHO mostrano che acalabrutinib,in combinazione con la chemioimmunoterapia, bendamustina e rituximab, haprodotto un miglioramento statisticamente significativo e clinicamenterilevante della sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS) rispettoallo standard di cura, nei pazienti adulti > 65 anni con linfoma acellule mantellari (MCL) non precedentemente trattati.

Nell’endpoint secondario di sopravvivenza globale (OS) è stata osservatauna tendenza favorevole di acalabrutinib più chemioimmunoterapia. I dati di OSnon sono risultati maturi al momento di questa analisi e lo studio continuerà averificarla.

Il linfoma a cellule mantellari è una forma rara e tipicamenteaggressiva del linfoma non-Hodgkin (NHL), spesso diagnosticata in uno stadioavanzato, che risulta dalla mutazione dei linfociti B in cellule maligneall’interno della parte del linfonodo, nota come zona mantellare.

Si stima che a livello mondiale siano più di 27.500 i pazienti condiagnosi di linfoma a cellule mantellari. 

Pier Luigi Zinzani, Professore Ordinario di Ematologiadell’Istituto di Ematologia e Oncologia Medica “L. e A. Seràgnoli” dell’IRCCSPoliclinico Sant’Orsola di Bologna, principal investigator e membro delloSteering Committee dello studio ECHO, afferma: “Nel contesto di uno scenario incui il trattamento di prima linea dei linfomi è ancora fondato sulla solachemio-immunoterapia, il trial ECHO è il primo ad inserire un BTK in primalinea all’interno di uno schema di associazione nell’ambito del paziente anzianocon linfoma mantellare, con un significativo miglioramento della sopravvivenzalibera da progressione di malattia e un trend positivo in termini disopravvivenza globale. I risultati del trial ECHO, alla luce dei dati direcenti studi che mettono in discussione il ruolo della chemioterapia ad altedosi in prima linea nel paziente giovane trattato con schemi che includono BTK,potrebbero costituire un primo passo verso un cambiamento del paradigma dellaterapia di prima linea nel linfoma mantellare. L’aggiunta di acalabrutinib, inprima linea nel setting del linfoma a cellule mantellari, potrebbe quindioffrire ad un numero maggiore di pazienti l’opportunità di trarre beneficiodall’efficacia e dal solido profilo di sicurezza osservato con questo farmaco”.

Il trial ECHO è un esempio importante dell’impegno in ematologia diAstraZeneca, che sta portando avanti un’intensa attività di ricerca clinicaall’avanguardia fin dalle fasi più precoci (con trial di fase I e First in Human), coinvolgendoanche centri italiani riconosciuti a livello nazionale e internazionale.

Susan Galbraith, Executive Vice President, OncologyR&D, AstraZeneca, dichiara: “Questi risultati di grande impatto nel linfomaa cellule mantellari mostrano che, inserendo acalabrutinib nel setting di primalinea, si ritarda significativamente la progressione della malattia e, per laprima volta, mostrano la possibilità di prolungare la sopravvivenza. Ilmiglioramento della sopravvivenza libera da progressione e il profilo disicurezza peculiare di acalabrutinib sono importanti, in quanto ci stiamoimpegnando per modificare glioutcomes già in una fase precoce del trattamento della malattia”.

La sicurezza e la tollerabilità di acalabrutinib sono risultate in lineacon il profilo di sicurezza già noto, e non sono stati identificati nuovisegnali di sicurezza.

I dati saranno presentati prossimamente e verranno condivisi con leautorità regolatorie globali.

Nell’ambito di un ampio programma di sviluppo clinico, AstraZeneca staattualmente valutando acalabrutinib da solo e in combinazione per iltrattamento di diversi tumori del sangue a cellule B, tra cui la leucemialinfocitica cronica (CLL), il linfoma a cellule mantellari (MCL) e il linfomadiffuso a grandi cellule B.

Acalabrutinib è stato utilizzato per il trattamento di più di 80.000pazienti in tutto il mondo ed è approvato per il trattamento della leucemialinfocitica cronica (CLL) e per il linfoma a piccoli linfociti (SLL) negliStati Uniti, per la leucemia linfocitica cronica (CLL) nell’Unione Europea e innumerosi altri Paesi nel mondo e in Giappone e Cina per la leucemia linfociticacronica recidivante o refrattaria e per il linfoma a piccoli linfociti.Acalabrutinib è inoltre approvato negli Stati Uniti, in Cina e in altri Paesiper il trattamento dei pazienti adulti con linfoma a cellule mantellari (MCL)trattati almeno con una precedente terapia. Acalabrutinib non è approvatoattualmente per il trattamento del linfoma a cellule mantellari (MCL) inGiappone o nell’Unione Europea.

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