Leucemia mieloide acuta: ogni anno 3.300 nuovi casi in Italia

Pubblicato il:
11.7.2023

Sono circa 3.300 in Italia le persone colpite ogni anno dalla leucemia mieloide acuta, un tumore del

sangue particolarmente aggressivo. Circa il 40% non è idoneo alla chemioterapia intensiva standard,

perché anziano e fragile, spesso a causa di altre patologie. E proprio per questi pazienti, una nuova

terapia, venetoclax in combinazione con un agente ipometilante (azacitidina), la cui rimborsabilità è

stata recentemente approvata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), sta cambiando radicalmente le

prospettive di cura. Questo trattamento innovativo è in grado di migliorare la sopravvivenza globale e i

tassi di remissione, con risposte rapide e durature. Senza dimenticare la qualità di vita, che viene

preservata. I passi avanti nella cura sono evidenziati nel Convegno “InnoVENtion in AML- Reaching

new goals with venetoclax in AML treatments”, che si apre oggi a Napoli.

“La leucemia mieloide acuta è una neoplasia ematologica aggressiva ed eterogenea, che nasce nel

midollo osseo, la ‘fabbrica’ delle cellule del sangue – afferma Felicetto Ferrara, Direttore Ematologia

all’Ospedale Cardarelli di Napoli -. La malattia si caratterizza per la proliferazione incontrollata di

cellule patologiche, i blasti, a livello del midollo osseo, del sangue periferico e di altri organi. La cellula

madre che produce le cellule del sangue si altera, il suo percorso fisiologico viene deviato e si determina

così la leucemia. Tra le cause vi sono mutazioni del DNA, che possono essere determinate

dall’esposizione a radiazioni, a sostanze chimiche cancerogene o dal processo di invecchiamento.

Anemia, stanchezza, pallore legati alla riduzione dei globuli rossi, sanguinamenti ed ematomi, legati alla

carenza di piastrine, e infine le infezioni sono i principali sintomi. Le alterazioni dei valori

dell’emocromo portano alla diagnosi, che passa anche attraverso il prelievo di midollo osseo. L’età

media alla diagnosi è di 68 anni. Proprio i pazienti anziani o fragili, perché colpiti da altre patologie, non

sono però in grado di tollerare la chemioterapia intensiva standard, seguita dal trapianto allogenico di

cellule staminali, se indicato”.

La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è di circa il 28%. Le percentuali sono inferiori per coloro che

non sono idonei alla chemioterapia intensiva, di cui solo il 5% è vivo a 5 anni.

“Finora per questi pazienti erano disponibili solo terapie di supporto, quindi non trattamenti attivi,

oppure farmaci ipometilanti somministrati come singoli agenti, con basse percentuali di risposte, in non

più del 20% dei casi, e una sopravvivenza intorno a 10-12 mesi – continua il Prof. Ferrara -. La categoria

dei pazienti ineleggibili a chemioterapia intensiva, pertanto, è quella che storicamente ha mostrato la

peggiore prognosi e per la quale le opzioni terapeutiche innovative finora sono state limitate. Oggi non è

più così. L’approvazione della rimborsabilità di venetoclax più azacitidina da parte di AIFA ha cambiato

del tutto lo scenario ed è importante che questa terapia sia offerta a tutti i pazienti che ne hanno diritto.

Nello studio registrativo VIALE-A, condotto su oltre 400 pazienti con leucemia mielide acuta di nuova

diagnosi e non idonei a chemioterapia intensiva, il trattamento in combinazione venetoclax più

azacitidina si è dimostrato più efficace rispetto alla sola azacitidina. La sopravvivenza globale mediana è

stata di 14,7 mesi rispetto a 9,6 mesi. La remissione completa ottenuta con venetoclax più azacitidina è

risultata due volte superiore (66%) rispetto alla sola azacitidina (28,3%). Le risposte sono state rapide e

durature. Infatti, circa la metà dei pazienti trattati con venetoclax più azacitidina ha ottenuto la

remissione completa già prima dell’inizio del secondo ciclo. Inoltre, i dati sono stati confermati nella

‘real life’, cioè nella pratica clinica quotidiana”.

“La malattia minima residua (MRD) definisce un piccolo numero di cellule cancerose che rimangono

nell’organismo durante o dopo il trattamento - spiega Adriano Venditti, Direttore dell’Ematologia

all’Università di Roma Tor Vergata -. Queste cellule non provocano sintomi evidenti e si possono

individuare solo con tecnologie di laboratorio molto sofisticate. È importante controllare che ci sia o

meno MRD, perché può aiutare l’ematologo a capire se la cura stia funzionando. Il raggiungimento di

una malattia residua minima negativa ha un forte valore prognostico sia per la sopravvivenza libera da

progressione che per la sopravvivenza globale. Nello studio VIALE-A il 41% dei pazienti trattati con

azacitidina più venetoclax ha raggiunto la negatività della malattia minima residua rispetto al 32% nel

braccio di controllo.

Queste evidenze sottolineano il valore predittivo della negatività della MRD in termini di sopravvivenza

anche in un setting non intensivo di trattamento, solitamente non incluso in questo tipo di analisi

molecolari per le modeste percentuali di remissioni ottenute fino ad oggi con i farmaci disponibili”.

L’evento di Napoli si articola in due mezze giornate costituite da letture, relazioni frontali con

discussione, dibattiti, talk show e una serie di workshop su tematiche di elevato interesse clinico. Ampio

spazio è riservato alla condivisione delle esperienze ‘real world’ e al confronto tra la pratica clinica e le

linee guida nazionali e internazionali. Oggi è previsto il tavolo istituzionale (“Insieme per una sanità più

equa e veloce”) che vuole raccogliere l’esperienza e il prezioso contributo dei clinici, delle Istituzioni e

delle Associazioni dei pazienti, per creare una rete per una migliore presa in carico del paziente

ematologico, in particolare colpito da leucemia mieloide acuta, offrendogli l’opportunità di accedere

tempestivamente ai trattamenti innovativi.

“È indispensabile - sottolinea Giuseppe Toro, Presidente Nazionale AIL (Associazione italiana contro

le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma) - adottare modelli virtuosi per garantire l’accesso rapido e

uniforme ai meccanismi di innovatività terapeutica, soprattutto in patologie aggressive come la leucemia

mieloide acuta, nelle quali la disponibilità tempestiva dei trattamenti terapeutici può certamente

significare maggiori possibilità di cura. Ora è necessario continuare a fare rete – Istituzioni, comunità

scientifica, Associazioni e industria – affinché tutti i pazienti eleggibili possano beneficiare delle nuove

opzioni terapeutiche. Per questo è necessaria un’assistenza sempre più integrata e multidisciplinare su

tutto il territorio. Collaborazione multidisciplinare quindi, accesso tempestivo alle terapie innovative e

strutturazione delle cure integrate nei centri di ematologia devono essere i cardini della cura di questo

tumore del sangue”.

Venetoclax ha ricevuto da AIFA la designazione di innovatività piena, che ha consentito l’inserimento

nel Fondo dei farmaci innovativi.

“Oggi sono iscritti nel Fondo 18 farmaci oncologici - afferma Davide Petruzzelli, Coordinatore

F.A.V.O. Neoplasie Ematologiche e Presidente La Lampada di Aladino ETS -. Si tratta di esempi da

seguire, perché in questo modo viene garantito l’accesso rapido e uniforme alle cure sul territorio,

evitando i tempi ulteriori richiesti dall’inserimento nei prontuari terapeutici regionali. La leucemia

mieloide acuta, nella maggior parte dei casi, ha un esordio subdolo, e il paziente passa in breve tempo da

uno stato di completo benessere a una condizione di grave compromissione dello stato di salute.

L’impatto emotivo di una diagnosi improvvisa di leucemia mieloide acuta è devastante sia per il

paziente che per i familiari. Sono centrali la tempestività della diagnosi, l’accesso immediato alle cure e

un servizio di supporto anche psicologico al paziente, sin dalle fasi iniziali. Il tempo è vita per i pazienti.

Anche il medico deve poter dedicare più tempo al paziente e meno agli aspetti burocratici. Ciò significa

più attenzione alla comunicazione con il paziente, per rispondere ai suoi bisogni e per mantenerlo

informato sul percorso terapeutico”.

“L'ematologia è una delle aree terapeutiche in cui il bisogno di salute è maggiore e di grande impegno

per AbbVie: attualmente abbiamo circa 300 sperimentazioni cliniche in onco-ematologia per più di 20

diverse neoplasie oggetto di studio. Casi virtuosi di accesso all’innovazione terapeutica nel nostro Paese

come quello di venetoclax, reso possibile dal contributo concreto di tutti gli attori coinvolti, ci danno

ulteriore impulso a proseguire sulla frontiera dell’innovazione - afferma Fabrizio Greco,

Amministratore Delegato di AbbVie -. Nel 2020 la decisione di AIFA di accogliere la richiesta della

comunità scientifica e delle Associazioni dei pazienti di rendere venetoclax disponibile in Italia, in

anticipo rispetto all'approvazione europea, ha consentito a più di 2.000 pazienti con leucemia mieloide

acuta di beneficiare di una maggiore sopravvivenza. La recente decisione di AIFA di riconoscere a

venetoclax, insieme alla rimborsabilità da parte del SSN, lo status di innovatività con il relativo

inserimento nel Fondo dei farmaci innovativi, ne garantirà un accesso precoce a livello regionale e di

singolo centro. Dobbiamo continuare a collaborare con le Istituzioni, le Società Scientifiche e le

Associazioni dei pazienti per superare i singoli casi virtuosi e definire un sistema di regole e di risorse

che permetta di riconoscere il valore dell’innovazione terapeutica e di renderla disponibile in modo

rapido ed ampio a tutti coloro che ne hanno bisogno”.

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