Roma, 25 novembre 2020 – Circa una persona su cinque ha disturbi psichiatrici tra 14 e 90 giorni dopo la diagnosi di Covid-19. È questo il dato principale che risulta da un’ampia ricerca con uno studio su 69 milioni di cartelle cliniche delle quali 62.354 con diagnosi di Covid-19, condotta dal Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Oxford (USA), pubblicata sulla rivista The Lancet Psychiatric. “Un dato scientifico di grande rilevanza – commenta Massimo Cozza, psichiatra e direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Roma 2, il più grande dipartimento di salute mentale metropolitano d’Italia con un bacino d’utenza di circa 1,3 mln di abitanti – che conferma, a fronte della nuova diffusione della pandemia nel nostro paese, la necessità di implementare la capacità di risposta della rete pubblica della salute mentale delle Asl”. Con questa seconda ondata pandemica, spiega Cozza, “oltre ai disturbi di ansia, da stress e insonnia, si stanno anche evidenziando depressione e sentimenti di rabbia, che non si rilevavano nella prima fase epidemica. Ciò è dovuto al perdurare di questa situazione critica”. Tali disturbi, rileva, “prevalgono soprattutto in due tipologie di soggetti: chi ha vissuto in prima persona l’aspetto sanitario, quindi o è stato male o ha avuto persone vicine malate o decedute, e chi ha perso il lavoro o ha avuto danni alla propria attività. Ma un forte malessere si registra pure tra coloro che improvvisamente si sono trovati a dover vivere per lungo tempo in ambienti ristretti per esigenze di quarantena”.