23, novembre 2023- L’infezione gira più di quanto pensiamo, sebbene l’ospedalizzazione non siapiù così impattante come in passato, grazie a una riduzione della patogenicitàe all’immunizzazione generalizzata. Vi sono però i pazienti fragili, espostialle conseguenze più gravi del Covid-19 e ai ricoveri in terapia intensiva, datutelare e da vaccinare, come hanno insegnato i 7 milioni di morti e le 13miliardi dosi di vaccino somministrate a livello globale. Questa fase sicontraddistingue quindi per la protezione della popolazione più fragile,attraverso la campagna di vaccinazione e un uso precoce dei farmaci antivirali,nonché per l’attenzione al Long Covid, i cui studi si stanno sviluppandoproprio in questo periodo. Per far fronte a queste esigenze, la SocietàItaliana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT si è messa alla guida di unprogetto educazionale pensato in collaborazione con i colleghi della SocietàItaliana di Medicina di Emergenza e Urgenza (SIMEU) con l’obiettivo diaumentare la consapevolezza delle risorse e delle opzioni terapeutichecombinate, per affrontare il Covid tra i diversi clinici coinvolti, a partiredai medici di medicina generale della Società Italiana di Medicina Generale edelle Cure Primarie – SIMG, fino ai diversi specialisti coinvolti nella curadella fase più avanzata della malattia e nel Long COVID. “Finalmente le nuovelinee guida OMS del 10 novembre scorso identificano le priorità tra i pazientiche con infezione da SARS-CoV-2 necessitano di accedere alla terapia precoce –evidenzia Emanuele Nicastri, membro direttivo SIMIT e Direttore UOC MalattieInfettive Alta Intensità di Cura INMI Spallanzani – sono tutti gliimmunocompromessi per i motivi più diversi. Il rischio di ricovero o decessoarriva sino al 6%. Questi pazienti devono essere sensibilizzati a fare subitoil tampone naso-faringeo in caso di sintomi simil influenzali e, in caso dipositività, ad accedere immediatamente alla terapia precoce antiviraleattraverso i medici di medicina generale o gli ambulatori ospedalieri di terapiaantivirale precoce”. Il programma educativo a cui stanno lavorando le societàscientifiche SIMIT, SIMG, SIMEU mira a migliorare le conoscenze a partire dallapatogenesi, dalle caratteristiche cliniche e dalla storia naturaledell’infezione da SARS-CoV-2 per migliorare la gestione clinica del paziente.“Oggi la lotta al COVID parte dal territorio, grazie alla possibilità diaccesso a terapie preventive che possono essere somministrate a seguito didiagnosi precoci – sottolinea Claudio Mastroianni, Presidente SIMIT -. Perfavorire le diagnosi precoci è fondamentale una sinergia tra diversediscipline, con i medici di famiglia che possono identificare i pazienti piùfragili e inviarli al trattamento, in virtù anche delle migliori conoscenze dicui oggi disponiamo. A questo si aggiunge la necessità di una maggioreattenzione per i disturbi post COVID, che, in quanto malattia multifattoriale,necessita di un approccio multidisciplinare, in cui l’infettivologo si confermail regista dell’azione”. In questo quadro aggiornato anche la medicina diemergenza-urgenza gioca un ruolo strategico. “In queste settimane in cui pure icontagi corrono, si denota un numero limitato di patologie acute, checolpiscono prevalentemente i pazienti anziani fragili – sottolinea AlessandroRiccardi, Consigliere nazionale SIMEU e Responsabile della formazione – diventapertanto opportuno condividere un approccio con gli infettivologi che prevedamaggiore dinamicità nel processo assistenziale, superando il concetto deireparti COVID, mentre ogni specialità dovrebbe prendere in carico i propripazienti e lasciare agli infettivologi il paziente con il maggiorecoinvolgimento polmonare e una malattia da COVID più elevata, prestandoattenzione soprattutto alle comorbidità. Si deve ripensare anche la gestioneintraospedaliera, che deve svilupparsi all’insegna di una maggiore elasticitànei reparti”.